venerdì 22 gennaio 2021

 

Serafino

Da Wikipedia

Lo Pseudo-Dionigi l'Areopagita nel De coelesti hierarchia li descrive come «coloro che accendono e mantengono il fuoco divino»:

«Il nome serafini indica chiaramente la loro incessante ed eterna rivoluzione attorno ai Principii Divini, il loro calore e ardore, l’esuberanza della loro intensa, continua, instancabile attività, e la loro tendenza ad assimilare ed elevare al proprio livello di energia tutti coloro che sono più in basso, infiammandoli e bruciandoli con il proprio calore, e purificandoli interamente con una fiamma ardente e divorante; e con una lampante, inestinguibile, inalterabile, raggiante e illuminante energia in grado di disperdere e distruggere le ombre delle tenebre.»

(Dionigi, De coelesti hierarchia, VII[4])

Tommaso d'Aquino nella sua Summa Theologiae cita i serafini parecchie volte, sostenendo che possiedono l'eccellenza dell'ardore nella carità, offrendo una descrizione della loro natura:

«Il nome di serafini non viene desunto dalla carità come tale, ma da una sovrabbondanza di carità come indica la parola ardore o incendio. Perciò Dionigi[5] interpreta il nome 'serafino' in base alle proprietà del fuoco, in cui il calore è in grado eccedente. Ora nel fuoco possiamo considerare tre proprietà:

  • In primo luogo, il suo movimento che tende verso l'alto e che è continuo. E ciò sta a indicare che è nella natura dei serafini di muoversi costantemente e invariabilmente verso Dio.
  • In secondo luogo, la sua virtù attiva che è il calore. E questo si trova nel fuoco non in un modo qualsiasi, ma in un grado acuto, giacché esso è sommamente penetrativo nel suo agire, giungendo sino alle intime fibre; ed è inoltre accompagnato da un incontenibile fervore. E ciò serve a indicare l‘azione potente esercitata da questi angeli sui loro sottoposti, per eccitarli a un fervore consimile e per purificarli con il loro incendio.
  • In terzo luogo, nel fuoco va considerato lo splendore. E ciò sta a indicare che questi angeli possiedono in se stessi una luce inestinguibile, e che loro sono in grado di illuminare perfettamente gli altri.»
Dio accompagnato da due serafini. Dal libro Petites Heures de Jean de Berry

San Bonaventura, il teologo francescano contemporaneo di San Tommaso, utilizza le sei ali dei serafini come un importante struttura analogica della sua opera mistica Itineriarium mentis in Deum (Itinerario della mente verso Dio).

Secondo la tradizione, San Francesco d'Assisi ricevette le stimmate da un serafino che gli apparve mentre si trovava alla Verna. Per questo motivo l'epiteto del Santo è Pater Seraphicus, e gli Ordini francescani e delle Clarisse vengono chiamati Ordini serafici.

Serafini accanto a Maria in trono. Da un dipinto di Viktor Vasnetsov, 1901

Nella Divina Commedia i serafini sono le intelligenze motrici del nono e ultimo cielo del Paradiso, chiamato da Dante cristallino, o primo mobile, in quanto è appunto il primo a muoversi, ricevendo tale movimento da Dio e trasmettendolo ai cieli concentrici sottostanti. Sopra al Primo Mobile c'è solo l'Empireo, che è immobile in quanto perfetto, e sede della Trinità.

I serafini assolvono un ruolo di elevazione spirituale nel Discorso sulla dignità dell'uomo di Pico della Mirandola (1487), l'epitome dell'umanesimo rinascimentale. Pico ha preso gli ardenti serafini — «essi bruciano con il fuoco della carità» — come il modello più alto dell'umana aspirazione, «insofferente di ogni secondo posto, che cerca sempre di emulare la dignità e la gloria e che non sopporta di essere inferiore a nient'altro».

«Alla luce dell'intelligenza, meditando sul Creatore ammirando la sua Opera, e meditando sulla Creazione ammirando il suo Creatore, saremo risplendenti della luce dei Cherubini e bruceremo alla fiamma dell'amore come i Serafini.»

(Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate, 1486)

Nell'antroposofia di Rudolf Steiner i serafini sono chiamati spiriti dell'amore: essi ricevono da Dio in forma diretta e immediata le idee o le direttive con cui far evolvere un complesso cosmico.



Nella rappresentazione del Beato Tarnoviensis il Serafino è stato rappresentato con sei ali rosse ma non in copertura del corpo, come abitualmente rappresentato e questo in osservanza del testo stesso del Beato.

giovedì 2 luglio 2020

Alfa - Omega

Una delle principali figure all'interno del Beato Facundus è la figura del Cristo (risorto) avanzante ed in piedi (rappresentazione alquanto insolita) rappresentato all'interno dell'Alfa e dell'Omega, intesa come inizio e fine di ogni cosa, come recita l'Apocalisse.
Ecco qui di seguito come viene rappresentato nel Beato Facundus
Yo Soy El Alfa Y Omega, Principio y Fin, El Primero y El Ultimo ...

Preso come base questa rappresentazione, ho sviluppato la mia figura, cambiando lo sfondo e rendendolo più vivo, semplificando gli intrecci (decisamente difficili da riprodurre) con il seguente risultato:


Nelle successive figure riporto la realizzazione di questo foglio:











mercoledì 29 aprile 2020

Apocalisse Libro VII: Agnus Dei et Bestia - La creazione di un foglio

Uno degli elementi che sicuramente manca - per ovvie ragioni - nella possibilità di analisi degli antichi codici miniati o illuminati e quindi anche dei vari Beati che si sono succeduti è la visione di come i singoli fogli siano nati, ossia dalla pagina bianca e vuota fino alla opera finale.

Questo aspetto mi ha sempre affascinato e l'odierna tecnologia permetter di seguire l'Autore passo a passo nei suoi dubbi e nel suo percorso. Per dare quindi un esempio ho scelto la pagina che attualmente è in corso di realizzazione, ossia una parte del Commentario (Libro IV) del Beato de Liebana, relativo al Capitolo VII dell'Apocalisse; 

Partiamo dall'idea di base: uno degli elementi meno osservati da parte degli amanti dei manoscritti è rappresentato dalle pagine fittemente scritte a mano, con calligrafia difficilmente intellegibile. Anche i vari Beati, visti i loro lunghi commenti,  presentano pagine scritte senza figure; oggi lo studioso tralascia questi testi e la loro stupenda grafia visigotica e si concentra solo sul centinaio di dipinti circa che decorano i vari manoscritti (in realtà poi focalizzando su alcune rappresentazioni artisticamente più interessanti.

L'idea dell'Autore è stata quindi quella di decorare in modo assiduo anche il testo del commento, lasciando al massimo un solo foglio interamente scritto (ma possibilmente decorandolo con lettere maiuscole miniate in stile ottoniano o mozarabico) e decorando le restanti, anche laddove i vari Beati nulla rappresentano. Questo è in effetti un sviluppo dall'originale ma non un suo stravolgimento perchè l'Autore ha fortemente rispettato i canoni interpretativi dell'arte mozarabica.

La pagina che mostro rappresenta un bell'esempio di questa evoluzione artistica, rappresentando un unicum originale all'interno dei Beati, pur seguendo i dettami artistici.

In particolare, ad un certo punto del commento sul Libro VII dell'Apocalisse il Beato (originale) nel proprio testo fa cenno alla Bestia in contrapposizione con l'Agnello di Dio, che altri non è che Gesù nella sua rappresentazione di fonte di espiazione dei peccati del mondo.

In un primo tempo l'Autore del Beato Tarnoviensis aveva quindi inteso rappresentare unicamente la Bestia, cosi' come descritta nell'Apocalisse, ossia con sette teste (di leone) e 10 corna, ognuna sormontata con dieci corone d'oro, il corpo da leopardo ed i piedi da toro (Figura 1).

Figura 1. Bozza di disegno della Bestia e dell'Agnus Dei


Beato Tarnoviensis XXI Secolo


Tuttavia, una volta disegnata la Bestia, restava un grande spazio vuoto sulla sinistra. Tra l'altro, secondo uno dei principi esoterici più noti la rappresentazione di una figura, assume forza e potenza per il solo fatto di essere rappresentata. Che uno ci creda o meno, l'Autore ha ritenuto per motivi artistici e - per che no - anche di compensazione di Forze mistiche di contrapporre alla Bestia il suo Vincitore, ossia l'Agnus Dei, disegnato apposta in alto.


Una volta quindi disegnate le figure si è proceduto, con tecnica particolare, all'invecchiamento del foglio stesso, con il seguente risultato. (Figura 2)

Figura 2. Bozza invecchiata della Bestia e dell'Agnus Dei


Beato Tarnoviensis XXI Secolo

Come detto, questa rappresentazione non esiste nei diversi Beati che ci sono giunti a noi, pur tuttavia questa immagine deve essere debitamente inserita nel filone dei Beati. In particolare, l'Autore nel dipingere il Beato Tarnoviensis si è ispirato al Beato Facundus ed al Beato di Silos; se il primo in effetti rappresenta la migliore espressione artistica dei vari Beati, il secondo, su alcuni disegni lo supera per vivacità e capacità di trasmettere sensazioni al lettore del manoscritto.
Questa figura originale si ispira quindi al Beato di Silos ed in particolare alla Bestia in esso rappresentata (Figura 3)

Figura 3. La Bestia degli Abissi e l'Arca dell'Alleanza
Beato de Silos XII Secolo


Come evidente, il corpo della Bestia nel Beato Tarnoviensis corrisponde al corpo della Bestia degli Abissi del Beato di Silos, cosi' come la testa; l'evoluzione e sviluppo artistico consiste tuttavia nel aver creato, da questa immagine una figura a sette teste, con  dieci corna ed avendo aggiunto intorno alle  dieci corna le dieci diademi, che rappresentano i regni della Terra e che non erano presenti nel Beato di Silos. Queste corone d'oro sono rappresentate in realtà da anelli di una catena, ad indicare come le cose terrene, anche le più prestigiose, quali la corona di un regno, rappresentino una catena che imprigiona l'anima per ascendere a Dio. Giovanni dice che la Bestia ascende dal mare o dagli abissi. Ecco dunque che mentre nella rappresentazione del Beato di Silos non vi è rappresentato il mare, nel Beato Tarnoviensis l'Autore ha riprodotto il mare. Anche in questo caso, si è attenuto a canoni stilistici mozarabici ed a inserito alcuni pesci, identici nella forma a quelli posti nel mare introno alla terra nel foglio iniziale del VII Capitolo, analizzato in un post precedente; 'Agnus Dei è stato semplicemente riportato dalla figura di Esso presente nel Beato Facundus, al foglio che rappresentata i 144.000 giusti in adorazione dell'Agnello stesso.
Da ultimo, tenuto conto che la Besti bestemmia, l'Autore del Beato Tarnoviensis ha apposto sulla testa rivolta verso l'Agnello una lingua doppia che rappresenta la blasfemia verso Dio.

Una volta quindi impostato l'impianto spaziale ed iconologico del foglio, l'Autore ha affrontato l'aspetto più prettamente artistico, ossia la colorazione del foglio. In questo caso, nella scelta dei colori si è ispirato alla Bestia del Beato Facundus, laddove la dipinge nera con gli occhi rossi, pieni di rabbia. Questo ha quindi portato ad una modifica dei colori rispetto all'orignale (Figura 4) 


Figura 4. Colorazione della testa della Bestia 


Beato Tarnoviensis XXI Secolo

La testa di leone (che in effetti anche nell'originale, poco assomiglia a questo felino, ma l'intendo dell'Autore del Beato di Silos non era quello didascalico sotto un profilo naturalistico) è stata rappresentata in nero, con la criniera rossa ed il sotto criniera oro, perchè la Bestia in effetti corrompe l'Uomo con il miraggio delle ricchezza terrene. L'Autore in un primo tempo aveva colorato le corna di viola, m a l'effetto era troppo bizzarro. Velocemente le stesse sono state ridipinte con un più appropriato color bronzo. 
La scelta dello sfondo è stata fatta - sempre seguendo i canoni dei Beati del Medioevo con due fasce bicolori (giallo e viola) sopra gli abissi. (Figura 5)

Figura 5. Particolare. Colorazione dello sfondo e testo 
Beato Tarnoviensis XXI Secolo 

La Figura 5 rammostra anche il testo in scrittura visigotica che è stata disposta su colonne più larghe di quella abituale, in modo da rendere più armonioso l'effetto. I pesci sono stati colorati, ma diversamente dai loro campioni rappresentati nell'oceano intorno al mondo del mio precedente posto. In questo caso, essi sono pesci degli abissi da cui sorge la Bestia ed essi dunque - come Questa - hanno la testa rossa e l'occhio spento e morto e rappresentato in nero, esattamente come la pupilla delle Bestia. 
L'Autore ha proceduto quindi a dipingere il corpo di un lucente e smaltato celeste marino, maculato di oro (Figura 6); terminata la colorazione della Bestia, si è proceduto con l'Agnus Dei. Ovviamente la sfera entro cui è contenuto è stata mantenuta rossa, come il sangue che appunto l'Agnello di Dio ha versato per lumanit, aggiungendo un lieve primo bordo dorato. (Figura 7)

Figura 6.  Colorazione del corpo della Bestia 
Beato Tarnoviensis XXI Secolo 



Figura 7.  Colorazione dello sfondo dell'Agnus Dei 
Beato Tarnoviensis XXI Secolo 


Nella immagine successiva (Figura 8) la rappresentazione dell'insieme è completa con la colorazione dell'Agnus Dei, la colorazione dello sfondo con delle piccole croci costituite da tre puntini orizzonatli e due inverticale (secondo uno stile traslato dal Beato di Silos) e con la scritta sopra le sette teste della Bestia dei "nomina blasphefiae", che sono intesi come gli appellativi degli Imperatori romani e del potere temporale in genere: essi sono (in ordine orario. partendo dalla testa con la lingua) REX, CAESAR. IMPERATOR, DIVINUS, BASILEUS, PRINCEPS, AUGUSTUS.  
Chiude infine la rappresentazione una sottile cornice rossa puntinata d'oro.

Figura 8.  Agnus Dei et Bestia ex Abyssis
Beato Tarnoviensis XXI Secolo 
















domenica 26 aprile 2020

Apocalisse Libro VII - Corpo del testo

Il Beato Tarnoviensis nacque originariamente come semplice testo dell'Apocalissi, con le raffigurazioni degli altri Beati (e principlamente il Beatus Facundus per la sua bellezza) , salvo poi svilupparsi con l'aggiunta del testo del Commentario stesso, con enorme ampliamento del testo scritto. 
Conseguentemente, la struttura differisce leggermente dal testo usuale dei vari Beati, in quanto prima viene riportato per intero il Capitolo dell'Apocalisse e poi segue il Commentario, invece di dividere in piccole parti il testo di ogni singolo capitolo e commentarlo subito dopo. 
Fatta questa breve premessa, si analizza ora il Capitolo VII dell'Apocalissi invero assai breve, a differenza del suo commento, decisamente prolisso, soprattutto per la parte di interpretazione dei numeri.
Il Capitolo VII si apre con la descrizione della visione di San Giovanni dei quattro Angeli ai quattro angoli del mondo che trattengono i quattro venti. Il Commentario si prolunga molto sulla interpretazione di questo numero quattro, (i quattro punti cardinali, i quattro fiumi dell'Eden, i quattro venti della Terra e cosi' via) ma quello che qui interessa è un unicum del Beato Tarnoviensis rispetto agli altri Commentari. In particolare, l'inizio di questo Capitolo viene decorato con i quattro Angeli intorno al testo stesso dell'Apocalisse, che quindi qui rappresenta la Terra. Negli spazi tra le colonne vengono rappresentati i quattro venti del mondo. (Figura 1)

Figura 1. Foglio iniziale del Capitolo VII dell'Apocalissi. I quattro Angeli
Beato Tarnoviensis XXI Secolo

Occorre nuovamente evidenziare come l'Oriente sia in alto, secondo la concezione Medievale dell'orientamento delle mappe e della prevalenza dei punti cardinali. Dunque - in senso orario, partendo dall'alto, Oriente, Arcangelo Michele, Meridione Arcangelo Raffaele, Occidente Arcangelo Gabriele ed infine sulla sinistra Settentrione Arcangelo Uriel.
L'aspetto che si nota è che l'Autore ha inteso porre non dei semplici Angeli ai quattro angoli della Terra, bensi' quattro Arcangeli, disposti e rappresentati - come vedremo - secondo principi mistici e cabbalistici.

Esaminiamo i singoli Arcangeli, partendo da Michele (Figura 2)

Figura 2. Foglio iniziale del Capitolo VII dell'Apocalissi. Particolare: l'Arcangelo Michele
Beato Tarnoviensis XXI Secolo

L'Autore del Beato Tarnoviensis ha posto l'Arcangelo Michele in alto nella posizione di Oriente, secondo una tradizione che si scosta dalla Cabbala, ma che segue la tradizione europea. Egli porta un abito turchino e rappresenta l'elemento Acqua l'umidità; particolare, la disposizione delle ali aperte, per essere contenute nel foglio, Il suo nome è scritto a sinistra in caratteri Latini ed a destra, in originale, in Ebraico. Ovviamente, l'Arcangelo Michele presiede la stagione dell'Autunno, essendo la sua festa, in particolare il 29 settembre.


Di fronte all'Arcangelo Michele, in basso sul foglio, ad Occidente, si trova dipinto l'Arcangelo Gabriele (Figura 3).

Figura 3. Foglio iniziale del Capitolo VII dell'Apocalissi. Particolare: l'Arcangelo Gabriele
Beato Tarnoviensis XXI Secolo


Ad Occidente viene posto Gabriele (Figura 3); la sua veste è rossa, come il tramonto di fuoco a ponente. Il suo nome è scritto in caratteri latini ed ebraici sovrapposti e le ali sono di un bel colore azzurro brillante con riflessi d'oro. Esso rappresenta il vertice basso della croce cosmica che alla base della creazione dell'Universo. In questo caso la linea verticale tra l'Arcangelo Michele e l'Arcangelo Gabriele rappresenta la linea maschile che incontra ed interseca la linea femminile che unisce l'Arcangelo Raffaele con l'Arcangelo Uriel; questo Arcangelo rappresenta - secondo lo schema alchemico - l'elemento Terra e l'elemento del secco.Questo Arcangelo domina sopra la stagione della Primavera. in esatta contrapposizione all'Arcangelo Michele, con la Pasqua posta come festa in contrapposizione con il 29 settembre (ossia l'equinozio di primavera contrapposto all'equinozio d'autunno).

Secondo una preghiera ebraica, da recitare ogni mattina l'orante ha alla sua destra l'Arcangelo Michele (Est), alla sua sinistra l'Arcangelo Gabriele (Ovest), di fronte l'Arcangelo Uriel (Nord) e dietro di sè l'Arcangelo Raffaele. Ecco dunque svelate le altre due posizioni. Rispetto al disegno (che ricordiamo ha l'Est in alto) a sinistra è visibile l'Arcangelo Uriel (Figura 4)


Figura 4. Foglio iniziale del Capitolo VII dell'Apocalissi. Particolare: l'Arcangelo Uriel
Beato Tarnoviensis XXI Secolo

Uriel è il quarto Arcangelo, presente in tutte le tradizioni, ma non considerato nella tradizione Cristiana in quanto estraneo al testo canonico della Bibbia. Esso rappresenta il Nord, e la stagione dell'inverno; la sua festa può essere fatta coincidere con il Natale (solstizio d'inverno); l'Autore ha rappresentato questo Arcangelo senza tenere conto dei colori specifici del Nord. Il suo nome è sulla sinistra in basso, in caratteri latini (visigotici maiuscoli) ed ebraici.






Copyright by Michele L. SAVASTA FIORE de PACTIS

Apocalisse Libro VII - Visione iniziale

In questo caso si è rappresentato un foglio illuminato del Beato di Liebana Facundus che rappresenta l'inizio della VII Capitolo della Apocalisse.
Preliminarmente, pongo accanto (Figura 1) l'originale del Beato Facundus da cui mi sono ispirato ed accanto sulla destra la mia versione

Figura 1. Beato Facundus a sinistra e Beato Tarnoviensis a destraBeato 



Come si accennava, il disegno iniziale posto all’inizio dell’apertura del VII Capitolo dell'Apocalisse raffigura l'incipit del Capitolo stesso, laddove esso recita: "e poi vidi quattro angeli ritti sui quattro angoli della terra"; questa è la prima informazione visiva del VII Capitolo che viene subito rappresentata nel Beato Facundus . Il Beato de Liebana in generale rappresenta la Terra come un territorio circondato da acque marine, dal blu intenso degli oceani, secondo la visione geografica del tempo, ossia di una terra emersa piatta contornata da oceani immensi e profondissimi. 
Nel foglio originale (a sinistra nella foto sopra) gli angeli sono rappresentati in giallo ma senza ali; la stessa impostazione è stata mantenuta nel manoscritto del Beato de Liebana Tarnoviensis (a destra); tuttavia, in quest'ultimo pur mantenendo il colore giallo degli angeli ai quattro lati della terra (Figura 2), con le ombreggiature dei panni in inchiostro rosso, si è optato per dare l'aureola dorata invece di un'aureola colorata come nell'originale (2 rosse e 2 nere). Anche la rappresentazione del vento (figura 3) è stata mantenuta inalterata tra le due versioni, salvo l'utilizzo del color argento vivo nel Beato Tarnoviensis.


Figura 2. Angelo al lato della Terra che trattiene il vento
Beato Tarnoviensis XXI Secolo


I quattro angeli hanno il compito, secondo San Giovanni, di trattenere i venti: per questa ragione gli angeli sembrano come prenderli in mano per fermarli, "affinchè non soffiasse vento sulla terra nè sul mare nè su albero alcuno". In effetti, gli alberi stilizzati, soprattutto quelli in basso sembrano immobili, cosi' come gli oceani non sono in burrasca. 
Anche la rappresentazione dell'oceano è stata resa in maniera differente nel Ms Tarnoviensis laddove i pesci sono stati dipinti in un brillante color oro chiaro (Figura nr. 3) per dare risalto agli stessi, mentre nell'originale essi appaiono appena percettibili e forse frutto di un'aggiunta posteriore, ove si è inteso dipingerli con un contorno bianco appena accennato, mentre il corpo è rimasto del blu oceano. 


Figura 3. I pesci nell'Oceano
Beato Tarnoviensis XXI Secolo



Prosegue poi l'Apocalisse nella sua descrizione della visione di San Giovanni: "poi vidi un altro angelo salire dall'oriente col sigillo del Dio vivente"; nel foglio originale (e nel Beato Tarnoviensis) il quinto angelo della visione appare in alto, rispetto al lettore (figura 3). E' necessario specificare come questo foglio possa - in prima analisi - sembrare leggibile anche capovolgendolo. Trattasi di un errore: questa impressione è data dai 4 angeli agli angoli che appaiono con le teste rivolte verso il centro della figura, mentre tutte le altre figure, invece indicano al lettore il verso corretto di lettura, in quanto le loro teste sono rivolte tutte verso lo stesso lato; individuato dunque il verso di osservazione del foglio, è importante notare che il quinto angelo (Figura 4) che proviene da Oriente sia posto in alto dunque nel foglio; ciò non deve stupire l'osservatore moderno. Nel Medioevo l'Oriente, soprattutto nella visione cristiana rappresentava il punto Cardinale più importante (ed infatti le chiese erano costruite con l'apertura verso Oriente, poichè si riteneva che il Cristo Redentore sarebbe tornato sulla Terra per la sua seconda ed ultima venuta, progredendo da Oriente (come il Sole che sorge) e dunque anche la preghiera andava rivolta ad Oriente. Questa importanza viene manifestata nel dipinto ponendo l'Oriente in alto. Dunque, questo permette di individuare i quattro punti Cardinali del foglio: in alto Est, a destra il Sud, in basso l'Occidente, ed infine a sinistra il Nord.
La rappresentazione dell’Oriente viene manifestata dalla rappresentazione del quinto angelo cavalcante il sole, rappresentato come una sfera rossa, con raggi, in campo nero (che rappresenta la notte); è curioso che il sole venga già rappresentato come una stella, seppur al tempo questo concetto non fosse affatto acquisito; che sia il sole, appare per altro incontrovertibile dal testo originale greco  che recita "Και ειδον αλλον αγγελον αναβαινοντα απο ανατολης ηλιου", ossia letteralmente  “e vidi un angelo salente dal sorgere del sole”, ossia appunto l’Oriente, indicato nel testo originale come "il sorgere del sole". Gli alberi posti ai lati del sole manifestano semplicemente la calma totale del vento per effetto degli angeli.  
Il quinto angelo è rappresentato in questo caso – ed in contrasto con gli altri quattro posti ai quattro angoli del mondo -  con le ali spiegate in volo;  nel manoscritto originale questo angelo ha le ali dipinte in color rosso ed il manto blu, colori tipici della Divinità. 

Figura 4. Il quinto Angelo cavalcante il sole che sorge
Beato Tarnoviensis XXI Secolo



Anche il Beato Tarnoviensis ha mantenuto gli stessi colori (seppur il blu sia stato sfumato in un celeste, acqua marina per consentire un miglior effetto delle ombreggiature dorate); la differenza tra i due manoscritti si è invece accentuata nelle linee delle ali dell'angelo, laddove il Beato Tarnoviensis ha inteso utilizzare il color oro scuro in segno di Divinità. Ulteriore ed importante differenza tra i due manoscritti è il colore dell'aureola dell'angelo che nuovamente nel manoscritto del XXI Secolo è stata rappresentata in colo oro, invece dell'originale nero, alquanto povero. L'Apocalisse aggiunge quindi che questo angelo tiene in mano il Sigillo del Dio Vivente ("signum Dei Vivi"); questo sigillo viene rappresentato da una lunga asta che regge una Croce dorata, in entrambi i manoscritti. Con questo sigillo – meglio ancora “segno” si indica una croce appunto impressa su un oggetto od anche su un uomo, quale segno di appartenenza alla Cristianità. Lo stampo del sigillo, dunque, vuol indicare che gli eletti sono proprietà di Dio, posti sotto la sua efficace protezione. A questo sigillo di Dio si contrappone la cicatrice che gli adoratori della Bestia portano sulla fronte e sulla mano destra.
Lo stampo del Sigillo ha un precedente in Ezechiele 9,1 ss., dove si legge che gli angeli sterminatori devono, per ordine di Dio, risparmiare gli uomini pii, sulla fronte dei quali è stato scritto da un angelo il segno della lettera A. Il sigillo divino non vuole però proteggere i fedeli dai mali fisici e non intende nemmeno essere una difesa dalle persecuzioni e dal martirio; lo stampo del Sigillo non può nemmeno aver lo scopo di preservare i cristiani dalla caduta. Ad essi, dunque, non sarà risparmiata la prova della fede. Il sigillo così apposto, dunque, significa solo che, quando le forze umane verranno meno, Dio darà ai suoi servi fedeli un’energia soprannaturale perché perseverino sino alla morte; esso varrà in pari tempo a preservarli dal giudizio punitivo che colpirà i malvagi.
La funzione del Sigillo del Dio Vivente portata dall’angelo viene subito spiegata dall’Apocalisse: il quinto angelo ordina (e quindi è superiore in rango agli altri quattro e per questo rappresentato con i colori divini) agli altri angeli di trattenere i venti fintantoché egli non avrà – appunto – segnato i giusti sulla loro fronte, riprendendo di fatto quanto Ezechiele aveva detto. 
Le figure rappresentate su due diversi livelli rappresentano le popolazioni di giusti (visti che hanno l'aureola, ossia di Santi) abitanti - o che avranno abitato alla Fine del Tempo l'Oriente (e dunque posizionate più verso il sole che sorge, ossia in alto nel manoscritto) e l'Occidente (in basso, Figura nr. 5). 

Figura nr. 5. I popoli di Santi dell'Occidente
Beato Tarnoviensis XXI Secolo


La rappresentazione di questo numero nel manoscritto originale e nella sua successiva versione del Beato Tarnoviensis è rappresentata da 31 individui, tutti con aureola (ad indicare, come detto, che sono tutti dei “giusti”); nel Beato de Liebana Facundus queste aureole hanno diversi colori: arancione, viola, nero e blu, mentre nel Beato Tarnoviensis sono rappresentate in color oro scuro e chiaro alternato.
L’utilizzo dell’oro e dell’argento nel Beato Tarnoviensis è in effetti una caratteristica non presente nei Beati medievali (a parte un esemplare) e rappresenta tuttavia l’evoluzione degli stessi e la loro nuova interpretazione artistica.
Nel dettaglio, le figure sono disposte su due righe; la prima, come detto, più vicina al quinto angelo composta di 14 elementi di cui 6 in seconda fila ed 8 in prima fila, mentre la seconda riga (figura 4), verso occidente (ossia verso il basso per il lettore) è composta da 17 personaggi di cui 11 in prima fila e 6 in seconda fila. I numeri dei personaggi sembrano essere abbastanza casuali, dovuti più alla necessità di occupare lo spazio, piuttosto che dare un significato. Nel manoscritto più antico si usano come colori il giallo, il blu, il viola, il rosso; nel manoscritto più recente si sono utilizzati quasi i medesimi colori (rosso, giallo, arancione, azzurro, nero, mattone, turchese) ma in tonalità più accesa e come al solito si è sostituito alle sfumature realizzate in inchiostro o color bianco, l’ombreggiatura in oro.
Infine, da notare ancora come vengano rappresentati in entrambi i manoscritti tre diversi tipi di alberi: al centro le palme, ad oriente l’uva e ad occidente alberi di alto fusto (rispettivamente Figura nr. 6, 7 e 8).

Figura n.6. Foglie di palme.
Beato Tarnoviensis XXI Secolo


Figura nr. 7. Tralcio d'uva
Beato Tarnoviensis XXI Secolo

Figura n.8. Alberi ad alto fusto.
Beato Tarnoviensis XXI Secolo


Da ultimo occorre analizzare i colori dello sfondo dei due manoscritti. Nel Beato Facundus le fasce in cui è suddiviso lo spazio sono 5, rispettivamente dipinti in nero, ocra, rosso aranciato, viola e rosso aranciato; Nel Beato Tarnoviensis sono sempre 5 spazi ma è stato eliminato l’ocra per rendere di maggior contrasto il giallo e creare degli spazi più speculari con la successione del nero e poi viola rosso/aranciato e di nuovo viola e rosso/aranciato. E’ importante sottolineare come la scelta degli sfondi sia volutamente priva di corrispondenti nella realtà visiva: si parla a questo proposito di “astrazione dello spazio ad opera del colore”; gli sfondi orizzontali sgargianti servono per porre in risalto le immagini su di essi dipinte, in modo da attrarre l’attenzione su di esse e sul loro intimo significato religioso e non sull’aspetto artistico.

Copyright by Michele L. SAVASTA FIORE de PACTIS

sabato 25 aprile 2020

Libro IV del Commentarius - Capitolo VII dell'Apocalisse - Foglio 4
(Beato Tarnoviensis - Ms mk5 )

Ho voluto iniziare a pubblicare qualche immagine del lavoro che sto facendo, perchè diversamente, diventa difficile comprendere lo scopo e l'esecuzione del manoscritto. Ho deciso altresi' di scrivere in italiano, perchè è la mia lingua e penso sia corretto usarla, tenuto conto che l'arte è qualcosa di insito nella cultura italiana

Veniamo all'esame dell'immagine: qui abbiamo una parte del testo del Commentario del Beato di Liebana relativo al Capitolo VII dell'Apocalisse. Il testo è stato realizzato su un foglio A3 debitamente invecchiato con una tecnica speciale e quindi scritto in calligrafia visigota, con un inchiostro tenente al marrone e creato appositamente.
La parte ovviamente più interessante è la lettera Q, scritta in carattere Ottoniano, ossia di un periodo romanico o preromanico esattamente contemporaneo ai Beati originali. 
La difficoltà in questo caso è stata l'esecuzione degli intrecci in oro, dando la giusta evidenza ai singoli passaggi (con la tecnica sopra/sotto); la scelta dei colori non è stata casuale, ma ricercata. 
Vediamo il dettaglio della lettera Q:


Primo elemento da osservare è che la Q è in realtà l'iniziale della parola "Quinta" che prosegue nel testo normale con "aetas", dunque stiamo trattando delle varie epoche in cui il Beato divideva la storia dell'Umanità. Come colore centrale si è utilizzato il verde scuro che pone in risalto fortemente il color oro. Poi avevo il dubbio se utilizzare nuovamente il medesimo verde per creare una sorta di bicromatismo, ma poi ho optato per un rosso imperiale, con ai 3 angoli dei fiori dai gambi d'oro ma boccioli centrali azzurri.  le dimensioni della lettera sono alquanto imponenti, essendo 10 cm X 10 cm. L'uso di una lettera cosi' grande all'interno del testo è un espediente che serve per interrompere la monotonia del testo scritto; in effetti, dei vari Manoscritti del Beato ciò che oggi viene considerato è unicamente la parte iconografica, mentre la parte scritta - che ha il suo fascino - viene completamente dimenticata.

Proprio per dare un'idea della bellezza e della difficoltà del testo scritto con questa calligrafia, trascrivo la parte sottostante la Q e qui riportata; preliminarmente, occorre precisare che il testo viene trascritto esattamente come è scritto: ad esempio la parola "aetas" è scritta (come nei testi originali) semplicemente "etas"; tra parentesi indico la grafia corretta.



Quinta etas (aetas) est a trasmigratione a Babilonie (Babiloniae) usq (usque) ad adventum dni (domini) nsri (nostri) Ihu Xri (Jesu Christi).



English extract:
here it is represented an example of a leaf of the Tarnovensis Manuscript with a huge Q letter in pre-romntic style (Ottonian) with gold, green and red contrast colorur. the size of the letter is 10 cm X 10 cm; text in Visigothis script with shortenings (see the above transcription)


Copyright by Michele L. SAVASTA FIORE de PACTIS

lunedì 27 gennaio 2020

The idea: reproducing a X Century manuscript in the XXI Century

The fascination of the Beato (or Beatus) de Lieban arose in me as I started to enter the beuty of the Visigothig script.
The very idea was born when I was dreaming of having an illuminated manuscript of the past; sadly the prices for this kind of books are affordable just for banks and so I started, firstly, with the idea to write some religious texts in the Visigothic script, that I find really fascinating.

In my reasearch, I encountered the fantastic Commentary of the Beato de Liebana; but my fascination could not stop just in front of the fantastic script but expanded over the drawings that are enclosed to the original text.

It represents actually one of the most beautiful example of the Mozarabic art.